I dodici comandamenti
Cari Soci,
da pochi giorni ci siamo ritrovati per il nostro consueto Raduno Nazionale, evento che quest’anno è stato particolarmente sofferto nella sua organizzazione. Dapprima l’annullamento di Reggio Emilia Airshow, quindi lo spostamento di data in quel dell’aeroporto di Voghera.
La scelta del luogo per il raduno non è affatto banale. Dai soci e dai presidenti sappiamo che i dieci comandamenti, ovvero i requisiti desiderati, sono nell’ordine:
1. La pista in asfalto per chi possiede velivoli canard o particolarmente pesanti;
2. La vicinanza del campo con gli alberghi e la ricettività del comune limitrofo;
3. Che l’aeroporto, nel caso sia tale, sia anche aperto al Vds basico;
4. Che si tratti di un luogo senza costi associati ai movimenti;
5. Che alternativamente non sia troppo a Nord, a Sud, a Est o a Ovest del territorio nazionale;
6. Che abbia disponibilità di carburanti a un prezzo non esoso;
7. Che possieda una palazzina o un edificio con aule per i nostri incontri e anche hangar disponibili per i velivoli particolarmente delicati;
8. Che vi sia sul campo un ristorante aperto, buono, economico e disponibile a fare orari estesi e a non sapere quante persone esattamente si fermeranno a pranzo e cena a causa delle effemeridi, del meteo e di altre variabili;
9. Che sia un luogo non troppo annegato negli Appennini perché in estate l’orografia e le condizioni meteo creano condizioni spesso marginali;
10. Che sia un aeroporto o aviosuperficie sulla qualesi possa campeggiare liberamente.
Ci sono poi i comandamenti non scritti, come il numero 11, quello che consiglia di scegliere un luogo che non veda una gestione ENAC particolarmente soffocante e limitante, e qui si sa che in Italia le regole le fa il direttore di Circoscrizione, quindi DCA che vai, direttore che trovi, e il numero 12, che vuole il CAP protagonista assoluto dell’evento e non partecipante, tanto meno ospite, a una manifestazione già programmata.
Consentitemi un’osservazione: All’Airventure di Oshkosh arrivano diecimila aeroplani in una settimana, di ogni tipo, prestazione e genere da ogni parte degli Usa e non soltanto.
E anche se per chi abita in Alaska, come in Florida, il Wisconsin è oggettivamente molto lontano, nessun pilota si sogna di fare i capricci per portare il raduno a casa sua.
Questo problema del tutto italiano si riproporrà invece annualmente con qualsiasi Presidenza e con qualsiasi Consiglio fosse in carica, dunque è necessario prendere una decisione.
O si è meno “esigenti” (vi prego di leggere capricciosi, campanilisti, rompiscatole), accettando che il CAP faccia accordi pluriennali laddove non saranno comunque rispettati tutti i requisiti, oppure è venuto il momento di avere una casa, che significa metter mano ai portafogli e raccogliere una cifra abbastanza grande per poterne affittare o acquistare una che sia degna del Sodalizio.
Stando a vedere il valore di certi aeroplani e il numero dei soci viene da pensare che non sia cosa particolarmente complicata, ma una cosa è scriverlo qui, altro è farlo nella pagina bonifici dell’home banking del CAP mettendo un numero significativo.
La proposta è quindi che tra qualche giorno se ne possa discutere tutti insieme, tracciando una linea d’azione che ci porti a non vedere il ripetersi di situazioni incerte o eccessivamente criticate da chi, comunque, non ha mai proposto un sano “alternato”.
Sergio Barlocchetti