Cari Soci,
sabato 11 novembre presso l’aviosuperficie di Valdera (Pisa), si è svolto un primo corso di formazione continua per gli Incaricati di Sorveglianza Tecnica. L’estratto dei temi trattati è stato comunque inviato ai soci il giorno 23 novembre via email, affinché tutti i costruttori amatori membri del nostro sodalizio abbiano la possibilità di comprendere perché il loro IST mostra di avere “determinate pretese”, come spesso ci si sente dire. Ma se sul piano tecnico non abbiamo dubbi che quanto seminato porterà a risultati positivi, sul piano umano permangono le segnalazioni di diverbi tra costruttori e IST. Come il nostro corifeo ingegner Rodolfo Galli ci insegna, nel momento in cui l’incaricato di sorveglianza tecnica svolge il suo compito, egli non può essere “amico” del costruttore nel senso accondiscendente e leggero del termine. Se di amicizia si parla,
quantomeno per comunanza di passioni e interessi aeronautici, questa deve essere del tipo più fraterno e sincero possibile. Arrivando a segnalare con fermezza che una tal soluzione è inadeguata e richiedendo la modifica. Pena lo stop delle pratiche. Non è una pretesa né l’imposizione di un capriccio, tantomeno un esercizio di potere. E’, invece, l’applicazione dei regolamenti che mantengono gli aeroplani del CAP a un livello superiore rispetto a quelli di tante altre associazioni di costruttori amatori nel mondo, e talvolta anche di certi velivoli certificati che, se osservati con attenzione, portano a chiederci come sia stato possibile che ENAC abbia potuto accettare o far passare determinate soluzioni, quantomeno “naif”. E viene da chiedersi se non siano, quelli, esempi di applicazione della celebre “amicizia” tra sorvegliante e sorvegliato. A chi, ora, si chiedesse “chi sorveglia il sorvegliante” nel nostro sodalizio, la risposta sta nel fatto che in caso di disaccordo il socio può sempre chiedere al Consiglio direttivo un aiuto. E, sorpresa, nel 99% dei casi la questione non è tecnica bensì umana, ovvero si sono degradati i rapporti tra IST e costruttore, finanche alla rottura delle relazioni. Questo dovrebbe suonare come un campanello d’allarme un po’ per lo IST, che non è riuscito a trasmettere quel livello di autorevolezza e credibilità che lo rendono tale, ma forse anche per il socio costruttore il quale non ha ancora ben capito che il CAP non è una scorciatoia per poter volare con meno impegni e responsabilità. Su questo piano nel corso del 2024 si intende lavorare perché il “fattore umano” è proprio ciò che ci frega sempre, in quanto se sul piano tecnico possiamo tramandare la conoscenza, su quello etico ogni generazione riparte da zero (se non ci credete, un bigino di filosofia aiuta). Perché lo IST potrà anche sembrare maniacale, ma innanzi a cose come quelle che vedete in queste foto, scattate su un velivolo Experimental volante “appioppato al CAP” dalla gestione ENAC, più che un’espressione schifata ogni IST che si rispetti avrebbe di brividi di terrore.
In una foto si vede una tubazione del carburante sulla quale è stata fatta una giunta con un tubo in gomma che certamente funziona, ma che crea una serie di potenziali problemi e di pericoli tali da rendere pericolosi i voli. Nell’altra foto, una matassa di cavo fuoriesce dalla barra e si aggroviglia con anarchia dalle parti della catena dei comandi. Con buona probabilità di compromettere movimento e corsa delle aste. E incredibilmente il socio costruttore può anche essere innocente perché l’aeroplano può essere stato acquistato “usato ma volante” magari dietro a quella inserzione che porta ormai un mantra: “mai incidentato, sempre hangarato”. Fino a quando, da costruttore amatore socio del CAP, il proprietario – e non lo IST – ne diviene invece pieno responsabile. Ci fermiamo qui ma gli esempi sono molti e potrebbero essere raccolti, in modo anonimo, per creare una mostra di orrori aeronautici utile alle nuove generazioni di costruttori e di incaricati di sorveglianza tecnica. Con una grande lezione di democrazia: tutti possiamo contribuire a realizzarla perché sbagliare è umano e perché il “fattore” siamo tutti noi.
Sergio Barlocchetti