Cari Soci,
ci sono tre argomenti sui quali è opportuno che ogni socio possa farsi la propria idea, magari interessandosi a eventi che, se non conosciuti, senza dubbio verrebbero soltanto subiti. Il primo riguarda i soci piloti di aeroplani nella categoria ultraleggeri, basici o avanzati che siano. Il prossimo mese (marzo) inizierà la tornata elettorale dell’Aero Club d’Italia, che per il Volo da Diporto Sportivo rappresenta l’ente normatore di riferimento, mentre per l’aviazione generale è soltanto quello “sportivo”, quindi non obbligatorio. Ebbene, nel programma elettorale del candidato professor Renato Ricci, tra le altre iniziative si legge la proposta di dotare l’AeCI di un “servizio per la certificazione di conformità costruttiva degli aeromobili VDS.” A parte quanto descritto nell’allegato tecnico, a oggi chiunque può costruire e pilotare il proprio ultraleggero, finanche inventare formule nuove come potrebbe essere qualcosa a cavallo tra un dirigibile e un drone. Peraltro, proprio AeCI ha identificato un quadricottero monoposto come ultraleggero basico, permettendogli anche di esibirsi durante alcune manifestazioni. Giusto, è la novità del momento, tuttavia siccome una parte, sia pur ristretta, della flotta dei soci CAP è costituita da ultraleggeri, viene spontaneo chiedersi se la nostra associazione, che è anche certificata Q.E, in caso di vittoria del professore possa essere riconosciuta tale anche dall’ente che talvolta, in passato, non ha riconosciuto i nostri IST – Incaricati per la Sorveglianza Tecnica quali possibili esperti per firmare la relazione tecnica di cui all’art.8 §2.b.1 del DPR. 133. Ben vero che già con il precedente D.G. gen. Miniscalco ci sono stati incontri informali per mettere a punto una possibile forma di collaborazione tecnica, ma tutto è rimasto ancora allo stato di buone intenzioni.
Non conosciamo il background aerosportivo del prof. Ricci (tessere FAI, carriera agonistica, eccetera), e neppure quanto c’è nelle sue intenzioni, ma sappiamo che il VDS, fatto da migliaia di macchine volanti prodotte in serie da aziende, ma anche da centinaia di autocostruiti, debba rimanere libero da qualsiasi vincolo certificativo, pena l’estinzione. Ben venga, invece, che le aziende produttrici di aeroplani VDS possano presentare le certificazioni conseguite all’estero (B-Car Section S, Dulv, eccetera), e sulla base di queste richiedere un certificato di tipo italiano che finalmente risolverebbe la questione ICAO dei voli all’estero e quella degli incidenti oltreconfine che imbarazza ANSV, ma non vorremmo che venisse ucciso definitivamente lo spirito che porta a costruirsi da kit o da disegno un Minimax, un Kolb oppure un Rans. Nel caso, il prossimo presidente AeCI sappia che il CAP è pronto dare una mano con quel mezzo secolo abbondante d’esperienza tecnica che evidentemente – per ammissione diretta del candidato – manca in quel di via Beccaria a Roma. Magari, invece, AeCI potrebbe diventare esso stesso una Q.E. potendosi così occupare anche dell’aeronavigabilità delle flotte sociali degli enti federati.
Il secondo punto riguarda invece la possibilità di descrivere in queste pagine le costruzioni dei soci. Qualora vogliate, si chiede di inviare cinque o sei foto dell’aeroplano in alta definizione all’indirizzo: rubrica@clubaviazionepopolare.org che fa capo al sottoscritto, unitamente a una descrizione della storia della costruzione e al recapito telefonico del costruttore. L’inverno è sempre il momento perfetto per lavorare, mentre dal prossimo mese si aprirà la bella stagione ed è senza dubbio meglio scagliarsi per aria a ogni occasione buona. Se il peso della mail è eccessivo potete utilizzare uno dei tanti servizi disponibili online gratuitamente, per intenderci come WeTransfer. Sarà un piacere farne nuovi articoli per diffondere le nostre attività, riprendendo una tradizione storica della nostra editoria e facendo, tutti insieme, cultura aeronautica.
Infine, il terzo e ultimo argomento, ma non meno importante: attendiamo sempre nuove candidature da parte di club e strutture per organizzare – e non soltanto per ospitare – i prossimi raduni nazionali. A scanso di equivoci è questa la grande differenza che trasforma i cento giorni antecedenti l’evento in un vero incubo: dover pensare ai premi, come ai gabinetti, dalle sedie per accomodarsi durante i seminari fino all’agibilità della pista e non, per esempio, scoprire a evento iniziato che c’era un Notam ricorrente di chiusura. Decidendo per tempo sarebbe tutto più tranquillo a vantaggio di un raduno ben fatto sotto ogni punto di vista, valutando possibilità da Aosta fino a Pantelleria passando per il Trentino come per il Lazio. Come sempre, a tutti, un sincero Via dall’elica!
Sergio Barlocchetti